Che il tuo sì sia sì, il tuo no, no

 


 

Semplicemente, dite 'sì' quando è 'sì' e 'no' quando è 'no': tutto il resto viene dal diavolo.
Mt 5, 37

 

A bocce ferme se ne può parlare più tranquillamente.
 
Non mi sono mai convinto del fatto che disertare un referendum sia un modo legittimo per esprimere il proprio parere.
Se non si è d’ accordo col quesito e si preferisce che la legge soggetta a referendum resti com’è la cosa che si dovrebbe fare è semplicemente ed ovviamente votare no.
Ci si astiene semmai se non si capisce il quesito, o non ci si è formati un’ idea chiara,o se si ritiene di saperne troppo poco dell’ argomento in questione. In fondo, non è che uno debba per forza intendersi di tutto, dal finanziamento pubblico alla fecondazione assistita, alla normativa sulle concessioni, giusto ? Altrimenti potrebbe fare il parlamentare …
 
Il fatto è che ci si astiene per mille altri motivi, perché si è malati, oppure all’ estero o fuori sede per lavoro o cose del genere. Ci sono sempre molte persone che avrebbero diritto di votare e magari lo vorrebbero anche fare, ma non ci vanno per uno dei motivi detti prima. È fisiologico. E non è affatto detto che queste astensioni equivalgano ad un voto contrario.
Non andare a votare per far mancare il quorum equivale semplicemente a far prevalere la propria parte pur avendo una minoranza di voti.
Sarà furbo, ma non è ciò che comunemente s’ intende per democrazia.
 
Come minimo la indebolisce, dal momento che, una volta rotto il tabù (e lo ruppe Craxi, tanti anni fa) legittima la ripetizione da parte di chiunque ne abbia interesse. Persino da parte della Chiesa, come avvenne per la procreazione assistita, e nonostante che la Chiesa dovrebbe piuttosto astenersi sì, ma dall’ interferire in un referendum che riguarda le leggi dello Stato.
 
Cosa succederebbe se tutti si mettessero a boicottare i referendum ? Che alla fine non se ne farebbero più (e ci siamo arrivati assai vicino). E questo sarebbe meglio o peggio per una democrazia ?
La privazione di uno strumento arricchisce o impoverisce ?
 
Che poi sia lecito non andare a votare, è un discorso che gioca, non so quanto consapevolmente, sul significato delle parole.  
Votare quando si abbia la possibilità di farlo è un diritto ma anche un “dovere civico”, e “dovere” è parola la cui radice è la stessa di “debito”, qualcosa che “si deve” a qualcuno, alla “civitas”, cioè alla collettività,  in virtù di quello stesso contratto sociale che ci permette di essere cittadini e godere dei benefici di esserlo.
Non è un “obbligo”, parola che invece contiene il “legare”, la corda per costringere i riottosi. Non è previsto l’ arresto, e neppure una multa per i trasgressori.
 
Insomma, onorare i debiti, in particolare quelli immateriali, non è obbligatorio. Si può non farlo, certo, e persino consapevolmente, per convenienza immediata.
Ma non è equivalente ad onorarli, con un sì o con un no. 
Diciamolo.
 

9 commenti su “Che il tuo sì sia sì, il tuo no, no

  1. SinuoSaStrega ha detto:

    Lo dico senza troppi giri di parole. La scelta di astenersi dal voto, in qualunque contesto, compreso il mio lavoro, mi è sempre sembrato segno d'idiozia. Quale sarebbe il significato? Non sono sicura, non ho le idee chiare? Male, malissimo. Votare si vota. Punto.
    Questo referendum poi! Ma come si fa a non esprimere un parere, una volta che ti viene messa in pugno l'arma per colpire, pur piccola che sia? Anche se dovesse contare poco nessuno toglierà il valore che ha avuto la mia scelta.

  2. capehorn ha detto:

    A giochi fatti, credo che l'aver saputo come onorare un debito, lo si é appreso.
    Il quorum é stato ragiunto e i sì hanno vinto.
    Crdo che si sia verificata quella ripresa di valori, di cui si é discorso prima.
    Votare, esprime la propria opinone olitica rimane un valore, dal quale non possiamo nè prescindere, nè abdicare. E' come manifstare, senza dubbio, la prorpia viglia di dignnità, anzi é il manifesto pubblico della dignità personale.
    Votiamo per l'una  l'atra cosa, che più si avvicina ai nostri ideali, interessi o simpatie.
    Ci da la consapevolezza che possiamo incidere sulla nostra storia, permettendo così un cambio di rotta della nostra vita sociale. O almeno ci proviamo. Cambia se il voto espresso diventa maggioranza, il contrario se l'opposto.
    Eppure sappiamo che avremo un'altra possibilità di darci un cambiamento.
    La risposta politica che emerge dalla base mi pare più che palese. E' ora di cambiare, perché siamo saturi di piccoli o grandi satràpi, che non hanno vegogna di vendersi al migliore offerente. Che hanno smarrito il senso civico e alcuni, anche la propia dignità d'uomo. Assistiamo ad uno stravolgimento di quelli che sono i principi della "civitas".
    Magistrati che occupano spazi demandati alla classe politica, che fa tutto tranne quello per cui si é creata. Politici che denigrano l'azione della magistratura, ma che continuano con un assurda bulimia a fagocitare per il proprio tornaconto e per quello dei loro pavidi lacché, beni e sostanze. Anche quelle destinate alla "civitas" che dovrebbero amministrare. Incapaci di scelte, timorosi di ciò che é al di là del loro "particulare", hanno formato una sorta di quadrato e non so quanto sia ferreo quello, nel quale gettare istericamente privilegi e quant'altro. Dimentichi, se mai ne avessero avuto sentore o conoscenza, del mandato avuto, che a questa stregua serve solo per aumentare un personale potere. Potere che viene ercitato prorio nell'immobilismo di idee e soluzioni. Serve solo per lo scambio di favori e solo riconducibili a loro stessi e alle varie corti di cui sono i "Franceschielli".
    E' vero, purtroppo manca quell'intrepida e matura "intellighenzia" che indichi nuove rotte, che spinga affinché si affrontino nuove strade, o che si battano conponderatezza, quei sentieri che paiono tracce, ma che hanno in se tutte le voglie di diventare nuove autostrade.
    A oi rimangono poche certezze, alle quali dobbiamo giocoforza attaccarci e che ogni giorno engono erose da un sistema che si sta ingoiando, incapace com'é di smettere quest'affannoso divorarsi.
    Per troppo tempo ci siamo nutriti dell'idea che IO fosse il principio di tutto e tutto fosse a quello riconducibile.
    Ci ritroviamoad essere  troppe isole e distanti l'una dall'altra, a volte con distanze incolmabilie nessuno che ci possa trarre in soccorso.
    Questo perché la strada della "civitas" é erta, difficile, con ostacoli che il singolo a volte non può superare, Costringe a andare al di là del personale; ad avere una visine comune per perseguire un bene comune, nel quale si potrà trovare quelle personali soddisfazioni sia ben inteso. Ma non possiamo solo soffermarci su di esse.
    Siamo un popolo che adesso, mi sembra, ha perso la prorpia identità di popolo. Credo che sia venuto il momento ci cercarla e di indossarla di nuovo.

  3. Pannonica ha detto:

    andare a votare per un referedendum, e votare NO, richede un'onestà intellettuale che manca di default a chi invita le persone ad andarsene al mare invece che alle urne, per far vincere la propria parte.
    Questo non è soltanto antidemocratico, questo è barare, essere disonesti.
    Chiedere onestà intellettuale (e non) a certa gente è come chiedere ad un baro di giocare con un solo mazzo di carte. Riesci ad immaginare la sua espressione mentre glielo chiedi? Quel sorrisetto furbastro misto a stupore, come se stesse guardando un alieno scendere dall'astronave…
    Chi ha dei valori risulta patetico agli occhi di costoro. Dobbiamo solo resistere. Resistere. Resistere.
    E' solo una questione di tempo. Sono ottimista.

  4. melogrande ha detto:

    Da ragazzo rimanevo un po’ perplesso ascoltando un verso di Gaber che diceva: "Libertà è partecipazione". Crescendo, mi si è chiarito. Se non te ne occupi tu, delle cose che ti riguardano, se ne occuperà qualcun altro, e tu sarai ogni volta un po' meno libero.

    Da quel momento ho sempre cercato di votare, qualunque fosse l' occasione, e pure quando avrei avuto voglia di mandare tutti al diavolo.

    Ci rimangono poche certezze, come dice cape, fra le quali un' affermazione di Aristotele, nientemeno: "Chi non è in grado di entrare nella comunità o per la sua autosufficienza non ne sente il bisogno, non è parte dello Stato, e di conseguenza o è una bestia o un dio.”

    Ma ci rimane anche un po' più di ottimismo rispetto a pochi mesi fa.
    Se non altro risulta dimostrato che invitare la gente ad andare al mare NON porta buono, nonostante tutto …

  5. SAMOTHES ha detto:

    Come dice Pannonica, a me piace sembrare patetica in un mondo di sorrisi sornioni… mi capita almeno trenta volte al giorno e non tutti i giorni sono dell'umore adatto per reprimere il moto di rifiuto e di indignazione che mi prende… ma ho imparato. L'è dura, ma noi si resiste! Perchè il più delle volte non si può far molto altro. Io spero con tutto il cuore che arriveremo a poter fare anche altro… 
    E mi piace ciò che dici Melo, perchè è vero che la partecipazione rende liberi; se non altro ti evita di uniformarti ad un nulla nel quale non puoi riconoscerti. E anche aver coscienza di sapere che cosa pensi, in un mondo dove tutto sembra fatto per "insegnarti a non pensare" è una gran conquista. Saper dire si o no in merito a questioni che riguardano tutti, e volerlo fare, voler prender posizione, mette in evidenza un aspetto che i manipolatori di coscienze forse non hanno preso in considerazione: esiste un moto interiore, personale e vivo in ognuno di noi e per spegnerlo non basta la mediocrità di un intrattenimento fine a se stesso, non basta consigliare la gente di andare al mare, come se la gente non avesse la capacità di capire che cosa è meglio fare per se stessa e per chi gli sta attorno. Le Persone sanno ancora pensare e decidere e questo mi conforta moltissimo, questo rende ottimisti e questo può essere un'indicazione chiara di un punto concreto dal quale cominciare per cambiare le cose. 😉

  6. egle1967 ha detto:

    Vedo un uomo sulla scogliera
    per anni interi scruta il mare in solitudine
    giorno dopo giorno,
    sempre dallo stesso punto.
    E' il primo a dubitare.

    Poi anni dopo, altre tre persone si uniscono a lui,
    per anni scrutano il mare dalla scogliera,
    E un bel giorno decidono
    di tentare l'impossibile: di andare alla fine del mondo.
    Per vedere se c'e' veramente un abisso.
    Si mettono in viaggio
    patetici e inanimati
    in una barca troppo piccola.

    Forse è un segno di speranza:
    i gabbiani li seguirono fino in alto mare.

    Da "Cuore di vetro" di Werner Herzog

  7. astrogigi ha detto:

    Venerdì scorso ho partecipato ad una conferenza del prof Givone dal tema: "Felicità e Libertà".
    Calzante al nostro momento politico-sociale poichè la sensazione di libertà ritrovata nel semplice dire no votando si ad una imposizione dei nostri governanti, ci ha fatto riassaporare un pò di felicità nel ribaltare l'ordine delle cose. 
    Eppure l'evidenza degli ultimi 15 anni è che gli italiani hanno volontariamente rinuncito alla libertà cedendola al silvio maximus in cambio di un pò di felicità mediatica: più veline, più canali, più pubblicità meno pensieri, meno impegno civile, meno uso di materia grigia.

    sarebbe lungo descrivere come invece potremmo giorie in tutta felicità per l'esercizio della libertà di dire no dicendo si.

    Mi ingarbuglio sempre quando da fisico sconfino nel metafisico.
    cmq si è capito: stavolta ce la possiamo fareeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee

    GB

  8. astrogigi ha detto:

    Oggi è san Luigi: mi faccio gli auguri da solo magari andando a sentire questa Lectio magistralis….

    "Dopo la tappa in uno dei borghi più belli d’Italia, a Soncino, nella splendida e gremitissima Chiesa di S. Maria delle Grazie, con la magistrale lezione di Sergio Givone su libertà e felicità che ha saputo catturare l’attenzione del pubblico sostando sull’apparente paradosso di una felicità che non può darsi se non passando attraverso la sofferenza, che esige un dire sì, sia pure a fior di labbra, alla nostra vita, continua il percorso in terra cremonese del Festival Filosofi lungo l’Oglio. Martedì 21 giugno – ore 21.15 – presso l’ex cimitero napoleonico sito in via Pieve a Ostiano (in caso di pioggia Teatro Gonzaga) – interverrà Duccio Demetrio con una lectio dal titolo accattivante e insieme enigmatico: “scrivere la propria vita: per una filosofia dell’esistenza”. Può la scrittura divenire una pratica terapeutica? La vita schiva, il recupero della virtù della timidezza, l’indugio possono rivelarsi vie praticabili e consigliabili per vite felici? La meditazione, la ricerca del silenzio in un mondo ove le parole rischiano di scadere nella banalità della chiacchiera possono aiutare il soggetto ad attualizzare quella necessità di raccontarsi, che fa dell’uomo un animale dialogico?

    Chi è Duccio Demetrio
    Fondatore del Gruppo di ricerca in metodologie autobiografiche, della Libera Università dell'Autobiografia, con Saverio Tutino, nonché dell’Accademia del silenzio insieme a Nicoletta Polla Mattiot – entrambe site ad Anghiari (Arezzo) – è professore ordinario di Filosofia dell'educazione e di Teorie e Pratiche della narrazione presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Si occupa di pedagogia sociale, educazione permanente, educazione interculturale ed epistemologia della conoscenza in età adulta. Dirige la rivista «Adultità» (Guerini Edizioni)."

    che ne dite ?

    poi ve racconto se sopravvivo….

    forza San Luigiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

    GB

  9. astrogigi ha detto:

    Ci sono stato.

    E mi sono fatto un gran regalo: ho scritto

    Brucia un minuto e passa da me.

    Poi ne parliamo se vuoi…

    Ciao
    GB

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